Sfide contemporanee per la vita francescana alla luce del documento post-capitolare 2021

Abstract

Non è un segreto che oggi viviamo in un'epoca di massimo sviluppo del pensiero umano e, allo stesso tempo, di massima crisi dell'identità umana. Negli ultimi decenni abbiamo creato una società che vuole dimostrare con tutte le sue forze che solo la libertà totale può dare all'uomo razionale la piena ragione della sua esistenza e renderlo felice, che non ha più bisogno di un "dio astratto", presunto creatore e padrone dell'intero universo.

Dobbiamo renderci seriamente conto che non solo soffriamo di una crisi di identità umana, ma che questa stessa crisi ha un enorme impatto sulla qualità della fede che professiamo e, di conseguenza, sulla nostra corretta comprensione della dedizione volontaria e della piena consacrazione della nostra vita al Signore Dio attraverso la consacrazione religiosa. Vorremmo quindi dare un'occhiata più da vicino al "Documento finale del Capitolo generale 2021" del nostro Ordine, adottato dai Confratelli il 17 luglio di quest'anno. Non è senza significato che l'Ordine dei Frati Minori (OFM), dall'inizio della pandemia, sia stato il primo Ordine della Chiesa a "riunirsi per adempiere all'obbligo di celebrare un Capitolo generale su scala mondiale" (n. 4). Secondo le parole del neoeletto Ministro generale, fr. Massimo Fusarelli, "anche i nostri tempi, pur non facili, offrono tuttavia l'opportunità di ascoltare il Vangelo e di trovare oggi uno scopo e parole di vita che ci aiutino a rinnovare la nostra visione".

Nonostante il mutare delle epoche, San Francesco e il suo stile di vita continuano a godere di una sorprendente attualità e ci sono ancora nuovi suoi seguaci che non esitano ad adottare lo stile di vita che il Poverello indicava per tutto l'Ordine, "vivere in obbedienza, in castità e senza proprietà, osservare la dottrina e seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo". Questo percorso, però, per molte vocazioni si rivela ancora oggi estremamente difficile da conciliare con la mentalità e le aspettative del mondo moderno. Nascono così nei loro cuori delusioni, frustrazioni, ambizioni deluse, malattie immaginarie o addirittura false accuse agli altri, per giustificarsi e interpretare a modo loro la comprensione della vita religiosa e in essa la felicità personale.

Sia il costante desiderio personale di conversione che le periferie del mondo moderno sono il campo più appropriato per la nostra missione e vocazione. È lì che lo spirito francescano di preghiera, penitenza e devozione può contribuire a cambiare la mentalità dello spirito di questo mondo, egoisticamente concentrato sulle proprie forze e conquiste. A nessun costo, quindi, dobbiamo rinunciare alla ricerca della piena verità, chiudendoci interiormente alla forza animatrice dello Spirito Santo che anima le nostre menti e i nostri cuori.

Il futuro dell'Ordine sarà sempre luminoso finché i suoi membri saranno costantemente pronti ad abbracciare il Vangelo in spirito di penitenza e mortificazione e non si preoccuperanno solo di se stessi, ma saranno aperti di mente e di cuore come comunità missionaria ed evangelizzatrice. La mancanza di apertura, di entusiasmo e di creatività favorisce solo l'insoddisfazione e quindi la lenta morte di questa vocazione. Per San Francesco la regola assoluta era il Vangelo. Il suo ideale era Cristo e la totale adesione spirituale a Lui, per poter veramente confessare "Mio Dio e tutto", e i voti di obbedienza, povertà e castità che fece avevano senso solo per realizzare questo amore appassionato per il Salvatore.

L'amore deve avere il gusto della nobile compassione e della dignità. Solo così ogni frate dell'Ordine potrà realizzare pienamente la propria missione e consacrazione secondo le esigenze della Chiesa, della Comunità e delle proprie capacità. Nessuno in questo cammino è escluso o meno importante. Il Vangelo, che per San Francesco d'Assisi "fu l'inizio e il luogo da cui trasse costantemente forza e ispirazione, è la materia più importante da insegnare alla scuola di Cristo. La fede conserva sempre un aspetto della croce, che è la nostra forza contro le potenze delle tenebre. È anche per fede che siamo stati incorporati in questa fraternità con la quale vogliamo condividere le nostre pene e i nostri dolori fino alla fine. Per questo siamo obbligati ad ascoltarci con attenzione, a conoscerci e a capirci il più possibile, a gioire dei successi degli altri e, con responsabilità, ad aiutare anche i nostri fratelli spiritualmente più deboli a risollevarsi dalle loro cadute. Lo spirito di fraternità e di pietà ci dà proprio questa libertà di arricchirci l'un l'altro con una fede forte e senza ipocrisie, ricordando che Dio continua a fidarsi di noi e ci manda dei fratelli che desiderano donargli tutta la loro vita per vero amore verso di Lui.

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